Ho sempre amato le visioni dall’alto. Da piccola facevo questa ginnastica di immaginarmi le cose da sopra. Credo che per me fosse un ragionare emozionale sul punto di vista di Dio, o degli angeli. Ricordo con precisione che la mia breve preghiera la sera si chiudeva con un segno a elle tracciato con il pollice destro sul palmo della mano sinistra. Era, dall’alto, la disposizione delle tre stanze da letto nelle quali dormivamo ed era il mio modo di chiedere che nulla di brutto accadesse durante la notte. Avevo vent’anni quando ho iniziato a disegnare paesaggi dall’alto, veri o immaginati, chiamandoli prestissimo paese dell’anima. Non ho mai smesso. Anche a Londra ho sempre cercato di salire in alto per guardar giù, fosse una mongolfiera, un’altura o un palazzo. Quando guardo giù se c’è qualcosa dentro di me di accartocciato o dolente, si distende e un po’ si placa. Google Earth è arrivato nella mia vita circa due anni fa. Sono andata subito a rivedere la casa che avevo lasciato due anni prima, piangendo all’istante dall’emozione quando ne ho rivisto il tetto illuminato e la magnolia vicino al cancelletto rosso. Nel tempo ho continuato, andando dove andrei se fossi dotata di ali. O semplicemente dove sogno un giorno di arrivare. New York? Buenos Aires? Zarate? Lisbona? O le piramidi, o le scogliere di Rugen dipinte da Friedrich. Mi sono accorta che queste immagini sono entrate dentro di me, fanno parte del mio pensare. La notte, quando non dormo, ho questo modo di ripensare i luoghi e le persone della mia vita, un modo cui Google Earth ha prestato immagini e punto di vista. Adesso ho capito che è ora di lavorarci ed ho iniziato a farlo. Parto da immagini di luoghi importanti per me, di cose accadute o sognate e lavorando sovrappongo pensieri e segni di pastello, o grafite o pennellate di acrilico o colore ad olio . Poi migro altrove, libera come il mio corpo , con i limiti della materia, i limiti sociali ed economici e fisici, non è stato mai prima. Volo. Proprio ieri sono stata in Africa, vicino a Marrakesch, trovando gialli e forme che diversamente nella mia vita non sarebbero entrati. I lavori , che inizio a pubblicare oggi, si chiameranno Google Earth seguiti da un numero progressivo. Vado. (10 luglio 2007)
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